IL PROGETTO DELL’ACCADEMIA:
Le 1001 Tecniche Psicologiche
IL PRIMO TESTO ITALIANO CHE RACCOGLIE IL PIU’ ALTO NUMERO DI TECNICHE PSICOLOGICHE UTILIZZATE IN AMBITO CLINICO
Da quando è nata la psicologia come disciplina scientifica sono state identificate e ideate molteplici tecniche per affrontare le differenti problematiche cliniche e rispondere ai bisogni dei pazienti. Le tecniche fanno parte del patrimonio culturale e scientifico della psicologia, tanto quanto le teorie: sapere tecnico e sapere teorico rappresentano due costituenti essenziali, di pari valore. Tuttavia, se da una parte vi sono molti testi in circolazione che approfondiscono le teorie psicologiche, dall’altra parte non esistono invece molte raccolte esaustive delle tecniche utilizzate (tanto più nel contesto italiano). Il testo si prefigge di rispondere in parte a questa esigenza descrivendo e catalogando quelle maggiormente in uso nella pratica odierna.
L’originalità del progetto dell’Accademia consiste nel raccogliere e sistematizzare le tecniche psicologiche provenienti da diversi indirizzi clinici. Abbiamo coinvolto professionisti ed esperti nel settore per descrivere quelle maggiormente utilizzate nella pratica quotidiana. Riteniamo che un testo di tale natura possa costituire un valido arricchimento della professione e che possa facilitare il dialogo e la reciproca comprensione tra psicologi/ghe con formazioni differenti, stimolando la curiosità ad approfondire pratiche di intervento alternative rispetto a quelle già conosciute dal/la professionista.
Nel testo abbiamo scelto di dare rilevanza non tanto al “perché” ma piuttosto al “come” le tecniche funzionino. Questa scelta è dipesa dal fatto che il rapporto tra cause ed effetti nella scienza psicologica è difficilmente dimostrabile. I livelli di difficoltà sono di tre tipi: l’effetto ottenuto è imputabile solo all’utilizzo di quella specifica tecnica o anche ad altro? Quale aspetto della tecnica ha prodotto quel determinato effetto? Infine perché quella tecnica ha prodotto quell’effetto? A livello sperimentale queste tre domande trovano difficilmente una risposta certa e univoca. Per questo motivo abbiamo preferito dare spazio a una prospettiva pragmatica, raccogliendo tecniche psicologiche – già pubblicate su testi e riviste scientifiche – risultate utili nella pratica del clinico o che hanno superato il vaglio di disegni di ricerca sperimentali. Questo per rendere ragione di ciò che accade nel panorama scientifico internazionale in cui le tecniche psicologiche sono descritte sulle pubblicazioni in maniera chiara, schematica e facilmente fruibile dal lettore specialistico.
Riteniamo a questo punto utile sottolineare la distinzione tra conoscenza e pratica. L’articolo 33 comma 1 della Costituzione garantisce la libertà della conoscenza: “L’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento”. C’è però differenza tra conoscere una tecnica e poterla applicare. Infatti in Italia l’esercizio abusivo di una professione, per la quale è richiesta una regolare iscrizione ad un Albo Professionale come quella dello psicologo, è punito dalla legge. La lettura di un libro non sostituisce una formazione scientifica e non abilita in alcun modo all’utilizzo delle tecniche descritte al di fuori della professione di psicologo/a, e dell’attività di psicoterapia: leggere di una tecnica e di come essa funziona non significa padroneggiarla né poterla utilizzare.
Un’ulteriore precisazione. Ogni tecnica psicoterapeutica è sempre anche psicologica (ovvero le tecniche psicoterapeutiche sono un sottoinsieme delle tecniche psicologiche), ma non è vero il contrario (ovvero esistono tecniche psicologiche che non sono psicoterapeutiche). Come può fare un professionista, quindi, a discriminare le tecniche da utilizzare? Il Codice Deontologico degli Psicologi all’articolo 5 fornisce indicazioni in merito: “Lo psicologo è tenuto a mantenere un livello adeguato di preparazione e aggiornamento professionale, con particolare riguardo ai settori nei quali opera. […] Riconosce i limiti della propria competenza e usa, pertanto solo strumenti teorico-pratici per i quali ha acquisito adeguata competenza e, ove necessario, formale autorizzazione.” Detto in altri termini, resta in capo al/alla lettore/lettrice interrogarsi sulla possibilità di utilizzare o meno una tecnica, e suggeriamo al/alla singolo/a professionista di tenere presente i seguenti punti:
(1) Inquadramento normativo: è abilitato/a alla professione di psicologo/a? E’ abilitato/a all’esercizio della psicoterapia? Come già detto più volte, il fatto di conoscere una tecnica non significa essere abilitati al suo utilizzo.
(2) Grado di preparazione: ha effettuato un percorso formativo ed esperienziale che gli/le ha fornito la preparazione all’uso di quella specifica tecnica? Ad esempio c’è differenza tra autoformazione attraverso la lettura di un libro oppure l’aver seguito un percorso formativo strutturato e pluriennale.
(3) Contesto di utilizzo: può operare in quello specifico setting? Ad esempio c’è differenza tra utilizzare una tecnica durante un seminario di formazione oppure all’interno di un setting di psicoterapia: uno/a psicologo/a non psicoterapeuta può utilizzare una specifica tecnica mentre fa coaching in azienda, ma non può utilizzare quella stessa tecnica all’interno di un percorso per curare una psicopatologia.
(4) Obiettivi: può lavorare sugli obiettivi per cui il/la paziente lo/la ha contattato/a? Ad esempio c’è differenza tra utilizzare una tecnica di respirazione profonda per indurre il rilassamento oppure per gestire un attacco di panico: la tecnica può essere la stessa, ma l’obiettivo per cui viene praticata la rende utilizzabile o no da quello specifico professionista.